ID 218600610279248
22 Luglio 2022
Modern classical elettronica
“How To fall down below the surface” è il nuovo album del compositore e performer Marcello Liverani. E' un disco profondamente introspettivo ed intenso ed, a tratti, doloroso: ognuno dei 12 brani rappresenta infatti un passo in un processo di meditazione in cui il compositore si mette a nudo attraverso una catarsi che porta alla liberazione del sé ( il “cadere giù sotto la superficie”). Ogni brano è contemporaneamente meditazione, preghiera e totale resa al dolore esistenziale. Proprio questa resa al dolore esistenziale si distilla diventando pace e serenità. Un’ Idee fixe del compositore che cerca nella musica un mezzo di autoguarigione esistenziale ed un modo per condividere con il pubblico le esperienze interiori per lui più profonde. La serenità e la pace che traspaiono dall'uso dell'elettronica e del pianoforte sono frutto proprio di questa profonda resa. Il lavoro esce il 22 luglio in digitale sotto esclusiva Believe Digital e in CD e Vinile con l’ etichetta BlueSpiral Records.
22 Luglio 2022
Modern classical elettronica
How To Fall Down Below The Surface è il nuovo album del compositore e performer Marcello Liverani. E' un disco profondamente introspettivo ed intenso ed, a tratti, doloroso: Ognuno dei 12 brani rappresenta infatti un passo in un processo di meditazione in cui il compositore si mette a nudo attraverso una catarsi che porta alla liberazione del sé ( il “cadere giù sotto la superficie”). Ogni brano è contemporaneamente meditazione, preghiera e totale resa al dolore esistenziale. Proprio questa resa al dolore esistenziale si distilla diventando pace e serenità. Un’ Idee fixe del compositore che cerca nella musica un mezzo di autoguarigione esistenziale ed un modo per condividere con il pubblico le esperienze interiori per lui più profonde. La serenità e la pace che traspaiono dall'uso dell'elettronica e del pianoforte sono frutto proprio di questa profonda resa. Il lavoro esce il 22 luglio in digitale sotto esclusiva Believe Digital e in CD e Vinile con l’ etichetta BlueSpiral Records.
E’ una traccia delicatissima che miscela una texture ambient con l’uso di un pianoforte minimal. Un brano d’apertura impalpabile che ci conduce nel mood più “leggero” dove incominciamo a perdere del peso esistenziale e a spogliarci di tutte le sovrastrutture di ogni giorno. L’elettronica descrive paesaggi eterei e impalpabili dove il suono ci conduce a guardare il cielo come specchio della nostra anima.
The Greatest Void è forse il cuore di tutto l’album. La costruzione del brano si divide in due parti: una di preparazione ed una più intima. Nella prima parte viene fatto il vuoto attraverso una texture ambient e, quando siamo pronti a riceverlo, arriva il pianoforte: semplice, minimo, toccante e, in qualche modo, spiazzante. E’ un brano che parla di dolore e di come, quando siamo in grado di accoglierlo, anche questo possa trasformarsi in pura bellezza.
Nel concept dell’album si apre, con questo brano, una nuova fase. Questa seconda parte si apre con una immobilità apparente fatta di piccole onde di suono. Il brano racchiude in sé un’anima ambient agitata da uno spirito orientato al dark ambient ed è pensato come se fosse il respirare calmo dopo il più concitato “Where I come to an end”. Rispetto agli altri brani qui il trattamento delle voci diventa più sperimentale ed elettronico: queste infatti vengono stirate o polverizzate per creare degli intrecci ritmici e contrappuntistici sopra i quali si stende la narrazione del pianoforte e dei synth.
Qui torna il pianoforte accompagnato da un’elettronica discreta in grado di sottolineare, insieme alle voci, una melodia dolce e rassicurante. Un unico tema declinato più volte in maniera differente sino a creare un crescendo molto delicato e quasi impercettibile.
Questo brano ci accompagna in un viaggio cinematico attraverso un crescendo continuo di tensione che porta ad una sezione orchestrale ed epica. Come il titolo stesso suggerisce è un andare nel profondo attraverso la musica per scavare nelle nostre emozioni. L’atmosfera è quella della musica nordica dove però, in sostituzione degli strumenti tradizionali dell’orchestra, il compositore ha impiegato suoni elettronici e strumenti come la voce che, integrata all’elettronica, prende un sapore orchestrale.
Secondo brano per piano solo dell’album. Qui il tempo si fa più rarefatto e sono più i silenzi e le attese a creare la forma attraverso il timbro dello strumento. E’ un brano per cui occorre sapersi prendere del tempo e lasciarsi andare. Si gioca in equilibrio tra le sospensioni ed una melodia semplice e ben riconoscibile.
Si tratta del terzo brano per pianoforte solo dell’album. Un brano semplice e profondamente emotivo che rappresenta un apertura dopo le tinte cupe del brano precedente.
Ultimo brano per pianoforte solo dell’album. Il titolo fornisce già diverse indicazioni sullo spirito che ha portato a questa composizione che si riaggancia alla forma del waltzer ma in maniera più libera. Da un punto di vista del concept dell’album siamo di fronte ad una resa, senza troppe sofisticazioni, davanti alla ferita esistenziale.
E’ il primo brano per pianoforte solo all’interno della produzione. Come gli altri brani per pianoforte solo all’interno del disco rappresenta un momento di stasi. Una sospensione narrativa ed insieme la summa del percorso meditativo. Un momento di passaggio tra “kronos” e “kairos” che ritorna ciclicamente nell’album. Il brano presenta una scrittura delicatissima ma ancora con dei movimenti melodici ed armonici ben definiti.
Simbolicamente chiude la prima parte dell’album. Il titolo si riferisce alla fine del Sè inteso come ego. Anche in questo caso, come in Deeper, ci troviamo di fronte ad una forma in crescendo con uno sviluppo però che porta ad una soluzione molto diversa dalle altre tracce. In particolar modo l’arrangiamento della parte finale, diverso da tutto il lavoro, strizza l’occhio al post rock ed al progressive anni ‘70 con l’uso del synth in una sorta di improvvisazione.
Brano cross-genre in cui si intrecciano elementi modern classical e suggestioni rock. Il brano è stato composto seguendo suggestioni cinematiche. Si immagina un lungo volo sopra un pesaggio sconfinato ed un senso di liberazione spirituale e fisica.
Infine l’album si chiude con un brano luminoso, quasi di trasfigurazione, che cerca delle aperture in questo finale attraverso l’uso della “luce nel suono” supportata dai pizzicati delle corde del pianoforte o dai trattamenti elettronici degli stessi suoni di pianoforte.
E’ una traccia delicatissima che miscela una texture ambient con l’uso di un pianoforte minimal. Un brano d’apertura impalpabile che ci conduce nel mood più “leggero” dove incominciamo a perdere del peso esistenziale e a spogliarci di tutte le sovrastrutture di ogni giorno. L’elettronica descrive paesaggi eterei e impalpabili dove il suono ci conduce a guardare il cielo come specchio della nostra anima.
Questo brano ci accompagna in un viaggio cinematico attraverso un crescendo continuo di tensione che porta ad una sezione orchestrale ed epica. Come il titolo stesso suggerisce è un andare nel profondo attraverso la musica per scavare nelle nostre emozioni. L’atmosfera è quella della musica nordica dove però, in sostituzione degli strumenti tradizionali dell’orchestra, il compositore ha impiegato suoni elettronici e strumenti come la voce che, integrata all’elettronica, prende un sapore orchestrale.
E’ il primo brano per pianoforte solo all’interno della produzione. Come gli altri brani per pianoforte solo all’interno del disco rappresenta un momento di stasi. Una sospensione narrativa ed insieme la summa del percorso meditativo. Un momento di passaggio tra “kronos” e “kairos” che ritorna ciclicamente nell’album. Il brano presenta una scrittura delicatissima ma ancora con dei movimenti melodici ed armonici ben definiti.
The Greatest Void è forse il cuore di tutto l’album. La costruzione del brano si divide in due parti: una di preparazione ed una più intima. Nella prima parte viene fatto il vuoto attraverso una texture ambient e, quando siamo pronti a riceverlo, arriva il pianoforte: semplice, minimo, toccante e, in qualche modo, spiazzante. E’ un brano che parla di dolore e di come, quando siamo in grado di accoglierlo, anche questo possa trasformarsi in pura bellezza.
Secondo brano per piano solo dell’album. Qui il tempo si fa più rarefatto e sono più i silenzi e le attese a creare la forma attraverso il timbro dello strumento. E’ un brano per cui occorre sapersi prendere del tempo e lasciarsi andare. Si gioca in equilibrio tra le sospensioni ed una melodia semplice e ben riconoscibile.
Simbolicamente chiude la prima parte dell’album. Il titolo si riferisce alla fine del Sè inteso come ego. Anche in questo caso, come in Deeper, ci troviamo di fronte ad una forma in crescendo con uno sviluppo però che porta ad una soluzione molto diversa dalle altre tracce. In particolar modo l’arrangiamento della parte finale, diverso da tutto il lavoro, strizza l’occhio al post rock ed al progressive anni ‘70 con l’uso del synth in una sorta di improvvisazione.
Nel concept dell’album si apre, con questo brano, una nuova fase. Questa seconda parte si apre con una immobilità apparent fatta di piccole onde di suono. Il brano racchiude in sé un’anima ambient agitata da uno spirito orientato al dark ambient ed è pensato come se fosse il respirare calmo dopo il più concitato “Where I come to an end”. Rispetto agli altri brani qui il trattamento delle voci diventa più sperimentale ed elettronico: queste infatti vengono stirate o polverizzate per creare degli intrecci ritmici e contrappuntistici sopra i quali si stende la narrazione del pianoforte e dei synth.
Si tratta del terzo brano per pianoforte solo dell’album. Un brano semplice e profondamente emotivo che rappresenta un apertura dopo le tinte cupe del brano precedente.
Brano cross-genre in cui si intrecciano elementi modern classical e suggestioni rock. Il brano è stato composto seguendo suggestioni cinematiche. Si immagina un lungo volo sopra un pesaggio sconfinato ed un senso di liberazione spirituale e fisica.
Qui torna il pianoforte accompagnato da un’elettronica discreta in grado di sottolineare, insieme alle voci, una melodia dolce e rassicurante. Un unico tema declinato più volte in maniera differente sino a creare un crescendo molto delicato e quasi impercettibile.
Ultimo brano per pianoforte solo dell’album. Il titolo fornisce già diverse indicazioni sullo spirito che ha portato a questa composizione che si riaggancia alla forma del waltzer ma in maniera più libera. Da un punto di vista del concept dell’album siamo di fronte ad una resa, senza troppe sofisticazioni, davanti alla ferita esistenziale.
Infine l’album si chiude con un brano luminoso, quasi di trasfigurazione, che cerca delle aperture in questo finale attraverso l’uso della “luce nel suono” supportata dai pizzicati delle corde del pianoforte o dai trattamenti elettronici degli stessi suoni di pianoforte.
Marcello Liverani è un compositore e performer di Cagliari attivo nel genere Modern Classical ed elettronico. La sua musica si concentra sull’uso del pianoforte come sui sintetizzatori o l’elaborazione elettronica di strumenti acustici e voce. Ha un background e formazione nella musica contemporanea d’avanguardia ed ha studiato con compositori come I.Fedele, A. Corghi e H Dufourt. Dopo il Master in Composizione presso l’ “Accademia di S. Cecilia” in Roma, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue composizioni vocali, ensemble e per orchestra. I suoi brani sono stati eseguiti in occasioni come la “Biennale di Venezia” e presso teatri come il Parco della musica di Roma ed il “Festival de Acanthes” a Metz. Di grande importanza l'incontro 2020 con believe Digital con cui pubblica in esclusiva in digitale. Nel 2021 pubblica l'album Shapes (distribuito da Blue spiral records in CD e vinile) e l'EP Der Wanderer ottenendo un grande favore di pubblico e critica soprattutto sulla piattaforma di Apple music dove le release vengono regolarmente inserite nelle playlist editoriali raggiungendo più di 1.000.000 di streaming nel 2021 sul web.
Liverani riconferma la sua travolgente genialità e la sua innata creatività compositiva.
Il cagliaritano Marcello Liverani ha una formazione classica, in composizione, coro e direzione d’orchestra, e si vede; il suo ‘Shapes Vol. 1’ è un lavoro di elettronica raffinata in cui batterie pulsanti, gocce ed echi di note si uniscono a lunghi pad eterei, arrangiamenti orchestrali e pianoforte
Un artista che sicuramente farà la gioia degli ascoltatori di Philip Glass, Nils Frahm e Olafur Arnalds.
il musicista con M maiuscola, riesce a riprodurre sonorità originali ricche di energia e adrenalina allo stato puro
Un sound potente, voluminoso e ricco di spunti interessanti che vanno ad evidenziare la vena compositiva dell’artista che unita alla tecnica generano un album dal notevole impatto sonoro.”
Marcello Liverani è un compositore e performer di Cagliari attivo nel genere Modern Classical ed elettronico. La sua musica si concentra sull’uso del pianoforte come sui sintetizzatori o l’elaborazione elettronica di strumenti acustici e voce. Ha un background e formazione nella musica contemporanea d’avanguardia ed ha studiato con compositori come I.Fedele, A. Corghi e H Dufourt. Dopo il Master in Composizione presso l’ “Accademia di S. Cecilia” in Roma, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue composizioni vocali, ensemble e per orchestra. I suoi brani sono stati eseguiti in occasioni come la “Biennale di Venezia” e presso teatri come il Parco della musica di Roma ed il “Festival de Acanthes” a Metz. Di grande importanza l'incontro 2020 con believe Digital con cui pubblica in esclusiva in digitale. Nel 2021 pubblica l'album Shapes (distribuito da Blue spiral records in CD e vinile) e l'EP Der Wanderer ottenendo un grande favore di pubblico e critica soprattutto sulla piattaforma di Apple music dove le release vengono regolarmente inserite nelle playlist editoriali raggiungendo più di 1.000.000 di streaming nel 2021 sul web.
Liverani riconferma la sua travolgente genialità e la sua innata creatività compositiva.
Il cagliaritano Marcello Liverani ha una formazione classica, in composizione, coro e direzione d’orchestra, e si vede; il suo ‘Shapes Vol. 1’ è un lavoro di elettronica raffinata in cui batterie pulsanti, gocce ed echi di note si uniscono a lunghi pad eterei, arrangiamenti orchestrali e pianoforte
Un artista che sicuramente farà la gioia degli ascoltatori di Philip Glass, Nils Frahm e Olafur Arnalds.
il musicista con M maiuscola, riesce a riprodurre sonorità originali ricche di energia e adrenalina allo stato puro
Un sound potente, voluminoso e ricco di spunti interessanti che vanno ad evidenziare la vena compositiva dell’artista che unita alla tecnica generano un album dal notevole impatto sonoro.”
Il cagliaritano Marcello Liverani ha una formazione classica, in composizione, coro e direzione d’orchestra, e si vede; il suo ‘Shapes Vol. 1’ è un lavoro di elettronica raffinata in cui batterie pulsanti, gocce ed echi di note si uniscono a lunghi pad eterei, arrangiamenti orchestrali e pianoforte, che è un po’ lo strumento principe delle 5 tracce
Liverani’s skill set at manifesting moving constructs of extremely artistic contemporary instrumental music is simply amazing, and this timeless compilation of excellent arrangements will live on forever in the hearts and minds of those who love really superb music.
Spesso ci troviamo a parlare di musica come quell’arte che suscita e/o fa esaltare le sensazioni e i vissuti umani: qui, ad essere esaltato, sono gli stati di quiete, in cui si entra in connessione col tutto, in particolare con l’essenza del mondo circostante.
La creazione di questi nuovi paesaggi sonori cinematici viene arricchita da una grande prova di sensibilità e un’attitudine elettronica, che fanno di Shapes vol.2 un lavoro sublime, morbido e dalla grande forza descrittiva.
La semplicità a regnare come indiscussa sovrana, intrigante e cingente dentro una particolare spirale fatta di sapori intensi e martellanti.
Un sound potente, voluminoso e ricco di spunti interessanti che vanno ad evidenziare la vena compositiva dell’artista che unita alla tecnica generano un album dal notevole impatto sonoro.
Un ascolto intenso dove il musicista con M maiuscola, riesce a riprodurre sonorità originali ricche di energia e adrenalina allo stato puro con un tocco personale e particolare che rende l’insieme estremamente gradevole.
In questo percorso di circa quaranta minuti, l’ascoltatore si cala in un viaggio fluido e intenso fatto di suoni aggressivi che lasciano spazio ad un sound più morbido, tutto ben amalgamato e con una cura nei dettagli che fanno di questo Ep un progetto originale.
Liverani con questa seconda parte di “Shapes”, ha saputo di nuovo affascinare e sognare ad occhi aperti, il delicato e sapiente mix di Modern classical e ambient elettronico, riconferma la sua travolgente genialità e la sua innata creatività compositiva.
Un disco dove ogni singolo dettaglio elèva alla massima potenza ogni singola traccia, lasciando da parte ogni dubbio sulla vena artistica .
Un album che suona caldo, corposo e accattivante che fa bella mostra di sé in ogni sua nota, non importa da quale strumento arrivi. Uno stile semplice, senza artefatti, quasi imbarazzante per la semplicità con cui si manifesta.
Italian composer and performer Marcello Liverani says his new EP has a second inspiration, besides the Zen philosophy that so often informs his gently beautiful work.
La sua musica è un mix di suoni classici ed elettronici che vanno a tessere trame suggestive e fortemente emozionali
Grazie al prezioso e raffinato “Shapes vol.1” Liverani ha condiviso e diffuso con noi tutte le forme, le gioie e le espressioni emotive generate dalla vita: amore, sensibilità, empatia. Lode meritata per Liverani!
In a world that has been (for some of us) chaotically boring or, at best, artificially restful, this type of music is exquisite.
Un artista che sicuramente farà la gioia degli ascoltatori di Philip Glass, Nils Frahm e Olafur Arnalds.
It’s a beautifully composed track that creates just enough tension to keep the listener
un breve EP che propone di investigare il senso di “forma” proprio a partire da una visione sonora dai caratteri fluidi, imprevedibili, liberi, fuoriuscenti dai tradizionali limiti musicali
Un artista che sicuramente farà la gioia degli ascoltatori di Philip Glass, Nils Frahm e Olafur Arnalds.
Marcello Liverani‘s lo-fi piano EP Shapes is set for release on January 29, preceded by “Tangles” ~ a quiet, contemplative piece that bodes well for the set.
“Opening Inner B” allows Marcello Liverani to explore not only the musical landscape opened up but the emotional landscape unfolding between sparse piano notes, aching reverb and strings set to detune heaven. It’s a beautiful and thoughtful piece.
In conversazione con Marcello Liverani Intervista al compositore, producer e interprete cagliaritano che ha da poco lanciato il suo ultimo disco "Shapes". La sua musica trae ispirazione da immagini, sensazioni e perfino odori.
Intervista a Marcello Liverani: per me il suono è la rappresentazione di un’intuizione o di uno stato d’animo che spesso va oltre le parole.
Il protagonista di oggi: intervista con Marcello Liverani. La sua musica fra istinto compositivo e una originale idea di ispirazione.